Ancora quattro chiacchere sul collegio di Toppo – Wassermann (Da “La Patria del Friuli”, a. XXVI n. 35, 10 febbraio 1902, pag. 1.)
Fra tanti discorsi, tante diatribe, tante divergenze di vedute ed inchiostroconsumato nella questione del regolamento pel Collegio di Toppo-Wassermann, iocredo sia lecito anche ai Provinciali, interessati quanto i Comunisti di Udine, diriassumere la discussione avvenuta, rilevarne il lato buono, ed esprimere la propriaper quanto modesta opinione sopra i punti di divergenza discussi nel ConsiglioComunale di Udine ed esistenti fra la Commissione incaricata della fondazione delCollegio e le idee predominanti nell’on. Consiglio.Premetto che nel prendere in esame la soggetta questione non ma muove né ira di parte, néinteresse personale, ma puramente il desiderio di veder prosperare un Collegio che è decoro diUdine e della Provincia nostra e che, se bene indirizzato, è destinato ad apportare grandi beneficinel campo della educazione morale e della istruzione intellettuale dei nostri amatissimi figli,verso i quali è nostro obbligo sacrosanto convergere la parte migliore dei nostri affetti e dellenostre cure.Dalla discussione avvenuta in Consiglio, e dalla relazione di quella discussione che la Patria delFriuli colla sua abituale imparzialità, ha fedelmente riportato, si desume che in sostanza tre sonoi punti di divergenza tra la Commissione ed il Comune; e cioè: troppo lusso di arredamento perun Educatorio di graziati; Criterio sbagliato nell’ammissione al godimento dei posti gratuiti; efinalmente personale esuberante e pagato più del bisogno.Troppo lusso, si dice; ma come mai si potevano far affluire al Collegio coloro che devonopagare, se non apparecchiando un decoroso ambiente? Come mai si poteva pretendere che unCollegio di nuova istituzione potesse far concorrenza agli altri fiorenti Istituti Cittadini, se nonallettando i Genitori colla certezza di porre i loro figli in un ambiente sano, ben aereato, benilluminato o riscaldato, in un ambiente in una parola, atto ad impartire ai loro figli unaeducazione quale è reclamata dalle moderne esigenze?In ogni modo, su questo punto si può in parte convenire col Comune. Non altrettanto si può diresul criterio degli otto decimi in media voluti dalla Commissione e combattuti dal Comune per l’ammissione al posto gratuito o semigratuito. Anzitutto, il concetto del Testatore conte di Toppo Wassermann non fu certo quello di creare delle nuove mediocrità che andassero ad aumentare lfalange dei petenti pubblici e privati impieghi, ma quello di procurare ai mancanti di mezzi, difar valere il proprio ingegno e rendersi utili alla Patria, ciò che per lo passato era concessosoltanto ai ricchi. Questa forma di interpretazione mi sembra abbastanza popolare e democratica e mi sembra che sia la vera esplicazione del concetto del Testatore.Secondariamente, l’asserire che per una Provincia di oltre mezzo milione di abitanti sia pretendertroppo che ci esistano 10 ragazzi di condizioni poco agiate che siano capaci di riportare gli 8 decimi in media, è asserire cosa non vera, e affermare cosa poco lusinghiera per una Provinciache si rispetta e che tante belle intelligenze ha date alla Patria. Un terzo inconveniente a cui si vaincontro coll’escludere il criterio degli 8 decimi sarà certamente quello che, dato il casofacilissimo di 30, o 40 postulanti, la Commissione non avrà più criteri direttivi, e nel fare lascelta sorgeranno le ingiustizie, le preferenze non giustificate, e le conseguenti querele elamentele dei rejetti. Ma prescindendo pure da tutto ciò havvi anche una ragione di indole piùelevata a sostegno degli 8 decimi. Di fronte ai ricchi che ci sono là dentro, non è certo fuori diluogo che il ragazzo destinato a convivere con loro abbia in sé una ricchezza intellettuale e unaelevatezza d’ingegno che lo rendano amato e rispettato dai colleghi.Per il padre che ama i propri figli ed è costretto, per dar loro una buona educazione, di ricorrerealla pubblica beneficenza, sarà certo una grande soddisfazione il sapere che il proprio figlio, làdentro, sa far dimenticare la propria inferiorità finanziaria colla superiorità intellettuale, che è digran lunga preferibile e più in pregio agli uomini bene pensanti. E di ciò basti.Riguardo al terzo punto di divergenza tra la Commissione ed il Comune, e cioè alla esuberanzadi personale ed al loro stipendio troppo elevato, egli è certo che se qualche modificazione sipotrà introdurre, essa non sarà, e non dovrà essere, di grande rilievo, ed i pochi vantaggiconseguibili dal Comune saranno sproporzionati al conseguente danno derivabile dalla mancanzadi sorveglianza per deficienza di personale. L’organico è fissato sulla base di 60 Convittori, e quando questa cifra sarà raggiunta (vogliamosperare l’anno prossimo) il personale non sarà esuberante. Quanto agli stipendi fissati pel Rettoree pel Censore, se si consideri che essi devono essere pareggiati ai professori delle scuolesecondarie e se si consideri che il loro sacrificio si estende a tutte le 24 ore del giorno, nonsembra affatto fuori posto che siano ben pagati.Sulla questione del maggior numero dei graziati, ha ragione il Comune. Il detto numero deveessere elevato fino all’esaurimento delle rendite del legato; però se dopo sopperito almantenimento di 10, o 12 piazze gratuite e semigratuite e dopo trattenuto un fondo di riserva peraiutare i ragazzi a compiere la loro educazione, sopravanzasse qualche cosa da erogarsi inaumento di decoro del Collegio, certo non si andrebbe ad urtare colle intenzioni del nobileTestatore, il quale volle legare il proprio patrimonio allo scopo di erigere e far fiorire nella nostraprovincia un Collegio modello, e non una Locanda per giovanetti.Concludo che, secondo il mio modesto parere, sarebbe stato desiderabile una previa intesa, ed unprevio accordo fra la Commissione e la Giunta per le modificazioni da apportarsi al Regolamento, salvo al Consiglio di discutere il Regolamento già apparecchiato, poiché se lapubblica discussione ha avuto il vantaggio di porre in luce l’arte oratoria dei singoli Consiglieri,politicamente è stata dannosa per ragioni facili a comprendersi.Maniago, 7 febbraio G.M.
Da “La Patria del Friuli”, a. XXVI n. 35, 10 febbraio 1902, pag. 1.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento